sabato 21 settembre 2013

Il respiro nero di Roma



Ci vorrebbe l’ispettore Ingravallo, quello del “Pasticciaccio brutto de via Merulana”, a decifrare segni, angoli, a riportare tutta la faccenda nel grammelot delle guardie dei romanzi, a codificare, semplificare questi giri concentrici di strade. Le strade della morte, dicono. Che è pure un bel paradosso in questa città solare, d’inverno e d’estate, chioccia e sontuosa, ma de core, eppoi luminosa, fin troppo, quasi abbagliante. E insomma don Ciccio Ingravallo, di Gadda, respirerebbe ogni particolare dello scenario. E tirerebbe su col naso pure quest’odore che aleggia ancora: sangue, sigilli col nastro adesivo, formalina, borotalco di guanti, sgommate di Volanti. Le case dei delitti di Roma, un triangolo sbilenco dalla periferia della Magliana a costeggiare Prati, fino alla suburra nobile dell’Olgiata. Le case dei delitti dimenticati, anche da chi ora ci abita. Come se bastasse rinfrescare le pareti, lavare i pavimenti con la candeggina, attaccare un bel quadro, proprio qui, guardi, su questa parete, che mi dà luce a tutta la stanza. 

La stanza è in via Poma. Via Poma 2, terzo piano dell’edifico 1B. E l’8 agosto 1990 anche nel quartiere Prati, lineare e squadrato, passato col righello. Quartiere di uffici e avvocati, la Procura a un passo, la Rai e San Pietro, e di fianco il Tevere. 



Via Poma 2 non è un palazzo, ma un condominio color biscotto. Più entrate, più uscite, l’ascensore con le grate, il giardinetto attorno, curato. E’ come allora viapomadue, tutto d’un fiato, che d’improvviso c’è il rischio che il fiato manchi, muoia in gola. Ventinove coltellate. L’ispettore Ingravallo l’avrebbe trovata così Simonetta Cesaroni, seminuda, le scarpe da ginnastica fuori la porta, 21 anni, e nel portafogli quella sua foto poi sbattuta sui giornali, proprio quella, col costume bianco, memoria dell’ultima, bella estate. Icona di un omicidio mai svelato. 
E’ rimasto tutto qui anche se il notaio Fabrizio Guerritore va di fretta. Questo è il suo studio, ora. L’annuncio “vendesi appartamento” rimase attaccato alla guardiola di Pierino Vanacore per mesi. “Prezzo abbordabile, un buon affare, considerata la zona centrale”, spiega. “Paura? E perché? Comunque la camera dove avvenne il delitto è la mia, le segretarie hanno preferito uno spazio più prossimo all’ingresso. I clienti? Quanto è accaduto non lo ricordano più, mi creda”. 


Come nessuno ricorda una vecchia toilette per cani. Via della Magliana 253/L. Qui gli edifici si stringono, chiudono il cielo. Palazzoni, traffico, Roma in lontananza. E proprio qui Pietro De Negri consumò la sua personale vendetta, o almeno così ha sempre sostenuto. Sul tavolo del “Canaro”, in una gabbia, c’era Giancarlo Ricci. Quando fu trovato, il 18 febbraio del 1988, era una sorta di troncone fumigante. Niente d’umano che perfino Ingravallo avrebbe strizzato gli occhi e infilato il naso nel bavero della giacca. Ha invece uno sguardo lieve la signora Anna, proprietaria della boutique che ha preso il posto del negozio per animali. Pareti rosa, specchi, piante, lingerie nero pece. Non manca nulla, con fantasie di ogni tipo comprese nel prezzo. “Ci siamo trasferite dopo un anno dal fatto, io e mia figlia. Prima era stato affittato a un falegname, poi a un macellaio. Poi, eccoci…” Eccoci, dunque. E che gran sorrisi, e che belle sottovesti, nella città che rimuove.

L’Olgiata, il formicaio di lusso, dista dalla Magliana quanto la luna. Erbetta all’inglese, cancelli, guardiani. Roma nord, verdissima e ombrosa. La villa di Alberica Filo Della Torre neppure si scorge dalla stradina interna. Sfolgorio di piante, tende, gazebo. 10 luglio del 1991, un altro giallo rimasto tale, con la contessa piegata su se stessa, a terra, e l’acqua della piscina lievemente increspata dal ponentino. Tutti colpevoli, tutti innocenti, un’unica vittima e sul citofono una targhetta bianca. E’ lo show room Trussardi. “Ma lo usano poco, non si vede mai nessuno”, dice a bassa voce una donna.Un party ogni tanto mentre crescono le siepi di bosso, mentre pare di intravedere Ingravallo, quasi di corsa, verso via Merulana. Lì nei pasticciacci brutti che odorano d’umanità, quella vera. Quella che neppure il tempo riesce a smarrire.

Daniela Amenta
(Urban, 2003)

Nessun commento :

Posta un commento