domenica 3 novembre 2013

Negazione o l'hardcore spiegato a un bambino


Era musica velocissima, potente. Musica come un calcio nello stomaco, come il vuoto nel diaframma nell'attimo in cui si vola da un palco. Era un urlo in faccia al futuro. Mordere la vita e masticarla in fretta. Era militanza, uno stato dell'anima, passione, rabbia. Erano i Negazione, da Torino, quelli dell'hardcore punk che cantavano poesie sbilenche, andavano andavano, a bordo di un furgone scassato andavano in giro a suonare. E non bastava mai. Un'esperienza umana e professionale durata fin troppo per quei tempi, quasi nove anni e mezzo, 1983-1992. Poi fine. Addio, ciao per sempre. 

E ora, vent'anni dopo arriva Il giorno del sole, dal titolo di una delle canzoni più belle, laceranti. Manifesto d'intenti. Un cofanetto edito dalla Shake che contiene i due dischi più importanti nella storia della band: Condannati a morte nel vostro quieto vivere e Lo spirito continua. Ma a dare un senso compiuto a questa storia, oltre i suoni, ci sono le parole. Un testo di 63 pagine scritto dai protagonisti: Guido Zazzo Sassola alla voce, Roberto Tax Farano alla chitarra, Marco Mathieu al basso. È il racconto dei giorni furibondi di uno dei pochi gruppi italiani ad avere credito e seguito anche all'estero, è una lettera, soprattutto, dedicata ad Elia, il figlio del batterista Fabrizio Fiegl, scomparso l'anno scorso a soli 46 anni. Ebbene, l'hardcore spiegato a un bambino ha lo stesso impatto che quella musica estrema aveva per chi la ascoltava nei «giorni del sole». Un fiume di energia, una valvola di libertà, l'impegno messo a servizio di un collettivo improbabile che viveva negli squat, nei centri sociali. Il web non c'era, si faceva rete in altro modo: fanzine fotocopiata, cassette da duplicare e far girare, lettere col francobollo spedite da ogni angolo del pianeta. E poi, a un certo punto, c'erano i concerti per incontrarsi, ritrovarsi

. Scrive Mathieu, che oggi fa lo scrittore e il giornalista: «C'erano altre creature nel mondo simili a te con cui condividere rabbia e divertimento... Rivoluzione minimale». Elia in questo disco troverà suo padre che picchiava duro e i suoi amici, fratelli gemelli, soci e sodali in un periodo irripetibile. «Incazzati che ridevano molto». A noi restano le tracce di una band che ci ha messo il cuore e ce l'ha fatto battere forte. Lo spirito continua.

Daniela Amenta
Luglio 2012
L'Unità

Nessun commento :

Posta un commento