sabato 16 novembre 2013

My favourite things



questa storia che il jazz è un graffio nell'anima, la capisci dopo, molto dopo. all'inizio hai bisogno solo di adrenalina e rullate e marshall e tutto il vivido e fosforescente casino del rocknroll. poi di colpo è come se si aprisse una porta, anzi un cancello ma grosso. e impari che si può ballare, cantare, sognare jazz, e che è la stessa adrenalina, ma più di testa, meno condivisibile con gli altri. party privato tra te e te. e che gran scatti, slanci, sovrapposizioni, implosioni, fuochi d'artificio tra le orecchie e i lobi frontali cerebrali.
tutta questa musica meravigliosa.

my favourite things, dal vivo a stoccoma.  novembre del 1961. coltrane, eric dolphy, mccoy tyner, elvin jones, reggie workman, che madonna di quintetto. con il flauto magicissimo di dolphy, tanto che poi quel matto di mingus, quello peggio di un bastardo chiamò il figlio ericdolphy, tutto attaccato, a dimostrargli che lo aveva riconosciuto prima degli altri.
e pazienza eric il flautista e clarinettista, l'uomo che aveva respiro di un vulcano nei polmoni. e pazienza, dear, se sei morto giovane. ti conserviamo tra questa cascata di note.

di tutta questa musica meravigliosa che conosco poco, amo l'essenza a spirale. il tema che torna dopo 20 minuti di saltabecchi, passeggiatine al lato estremo dello spartito, viaggi altrove dei musicisti. che sembra nessuno vada dalla stessa parte, dici "ma che si sono dimenticati che stavano suonando?". e invece rieccoli, riecco la melodia infinita e suprema.

questo pezzo, my favourite things, in questa versione. da coltranology volume 1, con il vinile rigato. ecco, potrei rimettere l'attacco una miliardata di volte, a loop. con il timpano incollato sulla cassa, perché coltrane - si sente - si sente che prende fiato, prende fiato e attacca.
la più bella festa di paese mai celebrata a stoccolma. come un trane in corsa.

Daniela Amenta




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