mercoledì 5 marzo 2014

Dirty old town



Quando shane arrivò a roma, roma era in stato di grazia. era di primavera, era un cielo da cartolina con dei ritocchi blu cobalto da sembrare finti. uno scenario posticcio salutò l'arrivo di shane, garrincha del rock. era sbilenco e magro, con pelle chiarissima. la prima cosa che chiese fu un bicchierino. poi i bicchierini diventarono 3, 5, 100.

io facevo l'ufficio stampa del concerto che i Pogues avrebbero dovuto tenere al Tendaastrisce, città di Roma, non c'era nessuno ad  accoglierlo della casa discografica. lo accolsi io. mi consegnarono una valigia col cambio, hotel piazzale clodio. io con la valigia, lui con una bottiglia di gin nascosta in una busta di plastica.

uno che bevesse così tanto, appena sveglio, non l'avevo mai visto. uno che bevesse così di tutto. uno che non s'accontentasse del crepuscolo in testa che ti lascia una sbronza, il giorno dopo, ma avesse il bisogno di riaccendere di continuo gli special dell'ebrezza. gli tremavano queste mani bianche, come vestite da dei guantini di mohair con i pois delle lentiggini.

ma era un signore, shane. timido anche, divorato dentro da un'onda di tragedia apparentemente incomprensibile. incomprensibile perché aveva occhi di foglia, orecchie di Dumbo,  e quando cantava, col suo aspetto storto di garrincha-uccellino, c'era di che commuoversi.

si sporcò senza accorgersene, si fece la pipì addosso,  un macchia grande e poi se ne vergognò a lungo. e chiese scusa in diverse lingue. eravamo in un corridoio della rai, in via teleuda, c'era un programma tv e lui avrebbe dovuto eseguire un pezzo in playback. era tardi, ed entrammo nello studio che aveva dei puff e dei divani per ricreare un ambiente moderno e accogliente. il regista lo insultò, gli disse "piscione", shane capì perfettamente e arrrossì.  andai a cercargli il paio di pantaloni puliti nella valigia che mi avevano consegnato all'albergo di piazzale clodio.

il regista urlava di brutto, che era tardi, e che modi, e chi schifo portate a suonare, che gentaglia. shane sorrideva al pubblico-claque modernamente sdraiato sui puff. ecco i pantaloni puliti, signor regista. intanto shane si era procurato una bottiglia di fontana candida, non so come, forse alla mensa rai. il regista perse il controllo, disse al microfono (noi sentivamo la voce dall'alto, senza poterlo guardare in faccia. il regista era dio in persona, insomma), disse così: "fate sparire quella fottuta bottiglia e rassettate sto pezzente". E che cos'è il genio, cos'è la trovata, cos'è l'improvvisazione? Mentre partivano i titoli d'apertura del programma e il regista era fuori di sé, shane si calò i pantaloni sporchi e caldi di pipì davanti alle telecamere, mostrò un culo di pesca. Nel frattempo che dio impazziva e i tecnici applaudivano, si infilò quelli puliti e fece un balletto come fred astaire, sorrise felice e sdentatato  poi nascose la boccia in uno zainetto. e attaccò a cantare, niente basi, solo la sua voce.

Questa fece, 

I met my love by the gas works wall
Dreamed a dream by the old canal
I kissed my girl by the factory wall
Dirty old town
Dirty old town


Fu la rivolta del popolo degli abissi.  l'accogliente pubblico si spellò le mani, tremarono i puff e dio si vergognò  di essere stato maleducato e disonesto con il ragazzo senza denti.

Daniela Amenta

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