giovedì 13 febbraio 2014

Cose per San Valentino

Questo piccolo racconto fu scritto a Cagliari nel 2004 per Natale Acido, convention di penne in libertà per sopportare la retorica delle feste. Tuttavia ancora oggi, a ridosso di San Valentino,  resta squisitamente pertinente. 





La tavola in rosso, amore. Per due. E i calici di cristallo, le porcellane chiare, fragili come meringhe, amore.
E la musica giusta. La nostra canzone. Quella dei Waterboys, quella che dice: and you, you in my arms. E tu, tu nelle mie braccia. E le candele che ti piacciono, la luce morbida. Il dorato. Il dorato delle tue labbra, dei tuoi occhi, quegli screzi d'autunno nelle tue pupille, tra le ciglia. I tuoi occhi di foglia, di paglia. Lascio che muoia in me il desiderio dei tuoi occhi.

Il nostro natale, amore. Sono in piedi da due giorni, non ci dormo. Deve essere tutto perfetto. Io, finalmente, io finalmente sarò perfetta. Sarò come mi vuoi, come pretendi. Bellissima. Perfetta. Perfetta come te. Come le tue braccia chiare, come i muscoli che tirano la pelle, i muscoli che circondano le vene, il bianco sul blu, sul verde delle arterie sottili..

Il pranzo, amore. Da due giorni cucino, notte e giorno. Il ripieno dei tortellini, il macinato con le spezie. La cannella, i filetti d'arancia, i chiodi di garofano. Il brodo nella zuppiera francese, quella bianca come le tue braccia di burro e marmo. Il brodo schiumato, leggerissimo, aereo, senza neppure un filo di grasso. Vuoi sapere, vuoi sapere come si fa? L'acqua deve bollire, e bollire, e bollire. Il trito di sedano e carote confondersi nel fondo, colorare appena, come uno schizzo di tramonto sull'ultimo raggio, oltre, laggiù. nell'orizzonte. Uno schizzo, un suono, la nostra canzone.
T'annoio, amore? T'annoio lo so. Vorrei essere perfetta e sopportare questo silenzio, questo peso che ho in gola. E ridere come ridevo quando ballavamo.
Amore, il brodo. Deve bollire e bollire. E le carni restringersi, ma restare intatte, squadrate, cubi. Le carni calde, guarnite con le salse. E la senape di Inghilterra, le mostarde. Fatte da me per te, con il mosto, la frutta fresca.

Non ci dormo da due notti. Ho i capelli in disordine, il vestito macchiato.
Pensavo, speravo, pensavo amore che sarebbe bastato saziarti, curarti, cullarti. Poteva bastare, e io che c'entro? Nulla. Io sono il latore della presente, il servo, la vestale. Io ti consegno la perfezione dei cibi col vestito macchiato, le calze smagliate. Ma preparo tavole magnifiche, conservo case supreme, mescolo mostarde. Ti amo per procura, perché non sono all'altezza. Ti amo lasciando che il brodo continui a bollire.
Non ho mai freddo quando cucino, mai. Mi scalda l'idea della tua bocca che s'apre, la lingua che gusta, tu che finalmente sorridi e sei mio. Il vino, amore. Il vino lasciamolo decantare. Un Luzzana. Il tuo preferito. Con quel viola che tinge il cristallo, mi tinge le mani. Ho le mani in disordine. I capelli in disordine. Il vestito macchiato
Sarà n natale perfetto, amore. Ti prego, ti prego non te ne andare. Questo natale e poi basta. Caro Gesù Bambino ti prego, lasciamelo per questo Natale, questo e basta. L'ultimo Natale. Ti prego. Vi prego.Un altro natale e basta.
Amore, mettiamoci a tavola. Vieni. Siedi. Il tovagliolo di lino.
Vieni. Assaggia. E' il brodo più buono del mondo, così leggero che sembra aria. Sembra di mangiare le nuvole.
Amore, prendine ancora. Ancora del bollito. Un altro po'. Ti servo io, io che sono la tua serva.

Affonda il coltello nella carne.
Amore, il tuo sapore. Una delizia. Taglio il tuo braccio in 16 porzioni esatte, le ricopro di mostarda di frutta. Il tuo occhio lo lascio per dessert. I tuoi occhi di foglia per brindare al prossimo autunno.

La canzone. Com'è che fa la canzone? Tu nelle mie braccia. Le tue braccia nel piatto buono di portata.
Daniela Amenta
(immagine da DeviantArt)



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