mercoledì 8 gennaio 2014

Otto gennaio 1951

Questo post è in memoria di Claudio Rocchi. Oggi avrebbe festeggiato 63 anni.


Il volo magico non si è interrotto. Di sicuro continua altrove. Sopra le pietre nere della Sardegna, le vette dell’Himalaya, tra le note, lo zen e l’arte della manutenzione del cuore. 

Claudio Rocchi, musicista, se n’è andato. Aveva 62 anni, nato a Milano l’8 gennaio del 1951, che poi è il titolo di un suo pezzo bellissimo, struggente. L’ha colpito a sorpresa una malattia degenerativa alle ossa. L’aveva raccontato lui stesso su Facebook, a fine maggio, ma senza piagnistei.

«Il buonumore tiene, la coscienza pure, il libro è iniziato stamane». Il libro era la sua autobiografia, La settima vita. E di cose da raccontare ne aveva Claudio. Un’esistenza pienissima, luminosa e ricca. Proprio come lui. Aveva cominciato nel circuito del rock alternativo, negli anni Settanta, come bassista degli Stormy Six. Poi la carriera da solo: visionaria, mistica, aerea, psichedelica: il primo disco acustico nel 1970 con Mauro Pagani, Viaggio, e poi Volo Magico numero 1, un capolavoro. Parte in India, torna e scrive Essenze facendosi accompagnare da Elio D’Anna degli Osanna e Mino De Martino dei Giganti.

Una vita pienissima. E tanta musica da far girare la testa: da Trilok Gurtu a Paolo Tofani degli Area, da Alice a Battiato, da Alberto Camerini a Franco Mussida... E tanta radio, programmi di culto come: Per voi giovani e Pop Off sulle frequenze di Radio 2. Proprio con Tofani aveva fondato il network nazionale RKC (Radio Krishna Centrale) con programmi dedicati a Vishnu, alla meditazione, alla spiritualità.

Negli anni Novanta continua a comporre: scrive musica, scrive poesie, sostiene l’apertura di «Re Nudo», la rivista underground, interpreta una parte nel film Musikanten di Franco Battiato. Non si fermava mai, Claudio, l’inarrestabile, il solare, innamorato dell’universo e delle sue creature: ascoltare per credere Sacred Planet, musica cosmica e sciamanica. Era magico, era gentile, era ispirato, con quella dose di follia che lo spinse a ideare e realizzare progetti apparentemente assurdi: nel 1999 nuova svolta, addio amici, si parte.

Per andare in Nepal dove rimase tre anni, fondando a Kathmandu, la prima radio indipendente nazionale «The Himalayan Broadcasting Company». Ne parlava con gli occhi che brillavano, che storia quella radio... Che emozioni quella gente, quei luoghi, quella valle sacra per gli indù e i buddhisti. Era un monaco, Claudio, un uomo che camminava a qualche centimetro dalla terra e la osservava con amorevole compassione. Dopo il Nepal un’altra grande sbandata: la Sardegna. 
Aveva trovato una casa a sud di Oristano, vicino a una montagna di pietra nera, da dove si vedeva il mare. All’isola dedicò anche un film, Pedra Mendalza. Era così Claudio Rocchi. Un vulcano in ebollizione. Uno sperimentatore. Un rivoluzionario. Uno che a un concerto di militanti comunisti a Ravenna fece ascoltatore il battito cardiaco di sua figlia nella pancia della mamma. Uno che continuava a fare quello che gli passava per la testa. Per esempio collaborare con una band dell’area psichedelica piemontese, gli Effervescent Elephants, ma soprattutto a fare musica con Gianni Maroccolo (ex Litfba, ex Csi). 

Un progetto bello - Vdb 23 /Nulla è andato perso - con disco, dvd e libro e i fondi trovati in rete grazie al crowdfunding. Un progetto al quale aveva aderito anche l’amico di sempre, Battiato. Rocchi raccontava spesso delle sue vite precedenti («aspirante santo», «aspirante pop star»), aveva mille aneddoti, aveva visto cose che noi umani fatichiamo anche a immaginare. A un certo punto aveva incontrato anche l’amore, Susanna Schimperna, alla quale dedicava (ampiamente ricambiato) meravigliosi post su Facebook e che sognava di sposare. L’altra notte una crisi più grave: pressione bassa, difficoltà a respirare. E poi ieri il tracollo.

Credeva nella reincarnazione e della morte non aveva paura («sostanziamente non esiste») ma lascia un grande vuoto in chi l’ha conosciuto, nei tanti fan guadagnati nel corso di una carriera che ha toccato ogni genere, che si è sempre rinnovata, guardando avanti, verso le nuvole, lungo la linea infinita dell’orizzonte. Buon viaggio, Claudio. Il volo magico è appena iniziato.

Daniela Amenta
L'Unità 19 giugno 2013


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