giovedì 17 ottobre 2013

Il re di Palmarola


Ora che ha chiuso gli occhi azzurrissimi per sempre, in un ospedale di Roma così distante dal mirto, dalla scogliera e dal bosco di lecci, anche la sua isola è più sola. Non ci sarà più nessuno a raccogliere gli asparagi selvatici, a camminare tra le pietre coi cani quando è inverno, più nessuno a vegliare quello scoglio bello, selvaggio nelle isole Pontine. Ernesto Prudente era il re di Palmarola, il sindaco autoproclamato e l'unico residente. Se n'è andato a 84 anni in una domenica di settembre. Era nato a Ponza nel '28, professione maestro. Una vita ad insegnare alle elementari di La Forna che negli anni Cinquanta c'erano così tanti ragazzini, fino a cinquanta per classe, che a stento entravano in aula anche la lavagna e la cattedra. Una vita a scrivere, almeno una trentina di libri che poi regalava agli amici o presentava al bar del porto, e a leggere, tanto che la casa è quasi una biblioteca e adesso che lo piangono tutti e che il sindaco ha proclamato il lutto cittadino, c'è anche l'idea di fare un piccolo museo in suo nome.
 Un Robinson Crusoe bizzarro, Ernesto Prudente. Naufragato per scelta semmai e che nonostante moglie, figli e nipoti a un certo punto decise di lasciare Ponza. Via, a Palmarola, un chilometro quadrato, sei miglia oltre. Ci restava per tutto l'inverno e la primavera. D'estate no. D'estate troppo casino, troppi motoscafi. Ne 1992 era riuscito ad ottenere la residenza facendo una battaglia personale e di principio. «Perché io quando c'è da sfidare la burocrazia e battermi per i diritti sto sempre in prima fila», raccontava, intercalando il fiume di parole con altrettanti «è vero», quasi a ribadire la giustezza del suo pensiero. 
Due cani per amici, una radio per parlare con i marinai e le navi di passaggio, una casetta di 30 metri dentro una grotta la Grotta dell'acqua - a 170 metri sul livello del mare. Poi, col tempo era arrivato anche un cellulare per chiacchierare la sera con la moglie, rassicurare i parenti. «Non mi manca niente qui. Sono innamorato di questo posto. È il mio posto, il più bello del mondo, è vero....». È vero, una vertigine Palmarola, con quei tramonti che tolgono il respiro, l'ossidiana che brilla tra le rocce e le pietre, l'odore di macchia mediterranea e salsedine. E il silenzio. Perfino Ernesto Prudente a volte ne aveva paura, e raccontava che pure i cani abbassavano le orecchie e rimanevano in attesa. Come una coltre quel silenzio, rotto solo dalle urla dei gabbiani e del mare. Tanto che neppure riusciva a scrivere il maestro, al massimo tradurre il Pinocchio di Collodi in ponzese. Al massimo.
 «E che fa Ernesto? Come lo passa il tempo?». Lui sgranava gli occhi blu, un po' meravigliato e sgomento. Perché cose da fare ne aveva, il maestro Prudente, alias presidente di Palmarola. Camminare, bere l'acqua piovana, prepararsi da mangiare e mettere sul fuoco il caffè, guardare il mare e ripassare la storia: le caverne del neolitico, le frecce con l'ossidiana, le piroghe dei marinai della preistoria fino a San Silverio Papa, morto proprio lì, nell'isoletta... Ripassare i ricordi. Che anche Ponza era stata terra di confine degli antifascisti. E lui era diventato socialista così, a farsi raccontare da quelli più grandi del paese le storie degli esiliati con la faccia seria, gente che si chiamava Pertini e Terracina, Di Vittorio e Amendola, gente per bene eppure guardata a vista da quelli con le camicie nere. Che tipo il maestro e re di Palmarola, vicino di casa della stilista Alda Fendi e amico di gente famosissima . 
Famoso anche lui, al punto che era riuscito a scrivere la Costituzione della sua isola, 46 articoli in totale, mica robetta. Omen nomen il signor Ernesto, che neppure con la bonaccia andava a pescare, che ci vuole un attimo a scivolare, farsi male, e bisogna essere prudenti «quando si hanno un po' di lustri sulle spalle». Meglio il tonno in scatola, o magari i polipetti tirati su dagli amici. Adesso che se n'è andato, sulla bacheca web di Ponza racconta lo salutano commossi e compatti i suoi studenti, i concittadini, i continentali che lo avevano conosciuto. «Era il padre nobile, era il maestro che ci ha lasciato i compiti a casa da fare, era il sindaco, il punto di riferimento». Ernesto Prudente, insegnante e sovrano, ora riposa senza corona vicino al mare. Il suo regno.
Daniela Amenta
L'Unità

26 September 2012

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